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CENTO ANNI FA IL PROGETTO DI ERNESTO BASILE PER IL TEATRO SOCIALE DI CANICATTÌ

Il Teatro Sociale di Canicattì di Ernesto Basile compie cent’anni. Il grande architetto ne redasse il progetto nel 1899 su incarico del Comune, che aveva scelto come luogo di costruzione lo spazio dell’orto già di proprietà dei frati carmelitani, che con leggero pendio si protendeva fino ai bordi di quella che è ora la Via Capitano Ippolito. Era da diversi anni che il Comune pensava alla costruzione di un teatro come mezzo di formazione morale e civile, oltre che di svago. Nel 1874 l’ing.Francesco Tabasso aveva presentato un suo progetto per un edificio alquanto modesto, ma non aveva avuto esito positivo. Nove anni dopo, nel 1883, ci aveva riprovato l’ing.Dionisio Sciascia, che vantava il merito di avere costruito i teatri di Agrigento e Racalmuto; ma anche il suo tentativo non andava in porto.

Il progetto di Ernesto Basile nel 1899 piacque subito per quell’armonico ed elegante stile, in cui il grande maestro del liberty profuse gli elementi più caratterizzanti della sua arte: la raggiera bugnata delle finestre arcuate, che, come giustamente rileva Paolo Portoghesi, "diventerà nel tempo la sigla personale dell'architetto, presente nella maggioranza delle sue opere ed espressa in una forma inusuale, così personalizzata da renderle riconoscibili per la presenza di questa sigla, di primo acchito"; le pannellature su cui sono come ritagliate le finestre; i bugnati angolari delle strutture rientranti e i pilastri con lesene doriche e paraste corinzie, che delimitano rispettivamente i tre cancelli in ferro battuto dell’ingresso e la trifora vetrata dell’ampia balconata del piano superiore; e infine la merlatura che emerge dai pilastri con leggiadri cippi sormontati da sfere, che si slanciano come raffigurazione dell’altro elemento tipico dell’arte basiliana: la torre.

Osserva in proposito lo stesso Portoghesi nel libro su Ernesto Basile, pubblicato nel 1980: "Se il tema della raggiera riguarda un elemento componibile della costruzione logica dell'architettura, il tema della torre, del pilastro, e della singolare simbiosi tra i due elementi, implica e riassume la concezione complessiva dell'oggetto architettonico nella poetica di Ernesto Basile. Non vi è quasi volume architettonico, da lui disegnato, che non presenti, nella linea di contorno, nel profilo di ogni facciata, una articolazione aperta verso la linea del cielo".

Quindi nel Teatro Sociale di Canicattì l’arte di Ernesto Basile è riconoscibile a prima vista, già da una semplice analisi estetica. Nel suddetto libro sul grande architetto, edito a cura della Biennale di Venezia, con la collaborazione dei più eminenti esperti dell'arte basiliana, quali Umberto Di Cristina, Gianni Pirrone, Paolo Portoghesi, Costantino Dardi, Rosario Giuffré, Udo Kultermann, Giuseppe Mazzariol, Robert Stern e altri, due pagine intere sono dedicate al Teatro Sociale di Canicattì, con la foto dello stato di squallore in cui versa oggi e con le illustrazioni dei progetti del prospetto e delle piante a livello della prima e seconda fila, disegni messi a disposizione dall'Istituto di Elementi di Architettura della Facoltà di Architettura dell’Università di Palermo.

Sul Teatro Sociale di Canicattì si sofferma anche Antonella Mazzamuto nel lussuoso volume, intitolato Teatri di Sicilia, dato alle stampe a Palermo nel 1989 dall’editore Flaccovio. A pagina 74, l’autrice parlando del "Teatro Sociale di Ernesto Basile a Canicattì del 1899", afferma che "nel ripercorrere le modalità dell'eclettismo del tardo ottocento introduce già elementi del linguaggio basiliano modernista…". E quindi il Teatro di Canicattì costituisce nell’evoluzione artistica del Basile un passo avanti verso nuove esperienze architettoniche. Quando Ernesto Basile redigerà il progetto per il Kursaal Biondo (oggi Teatro Nazionale) a Palermo, darà alla sala del cinema-teatro una forma rettangolare, proprio quella "forma rettangolare – rileva la Mazzamuto - che il Basile aveva già sperimentato nel teatro di Canicattì".

I lavori del Teatro Sociale si protrassero per diversi anni. Già il 10 gennaio 1905 il Giornale di Sicilia riportava: "Con la venuta del comm.Basile si è tutto concluso per completare la sala del teatro ed alla prossima primavera incominceranno i lavori". Nel 1908 i Tropia, scrivendo per il Dizionario illustrato dei Comuni siciliani, affermavano: "È tuttora in costruzione". E poi sottolineavano con orgoglio: "I progetti sono opera dell'architetto Ernesto Basile".

E fu anche per rendere omaggio all’arte dell’insigne architetto che Luigi Pirandello, il 1° dicembre 1927, lo onorò con la sua presenza, facendo uno strappo alla regola delle grandi città, per rappresentarvi, con Lamberto Picasso, Marta Abba e gli altri attori della Compagnia del Teatro d’Arte di Roma, uno dei suoi capolavori: Sei personaggi in cerca d'autore.

Che questo centenario riesca di buon auspicio e segni l’inizio del riscatto del Teatro Sociale, con il suo restauro e il ritorno all’antico splendore, come già è avvenuto con i teatri di Agrigento e di Caltanissetta.

 

Diego Lodato

 


solfano@virgilio.it


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