Festa del S.S. Rosario
Un tempo, assai remoto, durante la tradizionale festa della "Madonna del Rosario" nella chiesa "san Domenico", aveva luogo una delle più importanti fiere del bestiame e di mercanzia della Sicilia, segnalata da tutti gli almanacchi d'Italia.
La fiera del bestiame si svolgeva alla periferia della città, nel luogo in cui oggi è situato il campo sportivo, di fronte alla chiesa "santa Lucia"; mentre quella della mercanzia (tessuti, drapperie, maglierie, ombrelli, abiti e pastrani confezionati, giocattoli e utensili di ogni tipo e genere), aveva luogo in baracche improvvisate, disposte in piazza IV Novembre, nel corso Umberto 1° e lungo il viale Regina Margherita. Vi partecipavo carovane di commercianti, provenienti della nostra Isola e anche dal continente.
Largo Aosta, vasto e immenso (non erano stati ancora edificati i numerosi alti palazzi che s'impongono oggi all'attenzione dei concittadini e dei forestieri), accoglieva un ricco e suggestivo "Luna Park", gioia e delizia di piccoli e grandi per le numerose attrazioni: una bambina di 10 anni del peso di 170 chilogrammi; una coppia di sposi lillipuziani; la pista di piccole automobili azionate elettricamente; il pozzo della morte; il padiglione zoologico ospitante animali feroci di ogni tipo e razza; tiro a segno e baracche per giuochi a premio e altri numerosi e attraenti passatempi per tutti i gusti e tutte le età.
Quasi un Eden, un paradiso terrestre, un paese di sogno popolato da fate!
I rivenditori di castagne e di calia e simenza abbrustoliti (ceci e semi di zucca), spicchi di nocciuole al forno, nuciddi americane (arachidi) e altre leccornie facevano affari d'oro, magnificando e offrendo i loro appetitosi prodotti.
Mentre la gente, chiassosa e irrequieta, comprava diverita generi di ogni sorta, veniva celebrata solennemente la festa religiosa, con la processione del simulacro della "Madonna del Rosario", opera artistica e armoniosa di Nicolò Bagnasco, tolta per l'occasione dalla cappella della chiesa "san Domenico" e situata in una vara, portata a spalla dai fedeli che si contendevano il "posto", chiedendo di sostituire coloro che apparivano affaticati nella nobile e invidiata fatica.
Seguiva la banda musicale, diretta magistralmente dal maestro Giuseppe Ginex, dal clero e da una moltitudine di fedeli, bimbi e ragazzi, gioiosi e giocondi, specialmente nel quartiere "san Domenico".
Le piazze e le vie, che facevano capo alla chiesa, erano brulicanti di gente di ogni classe e condizione, spassosa e ricreata per la gradita ricorrenza che era come una parentesi giocosa al lavoro quotidiano, a sera venivano illuminate da lampadine multicolori, attaccate ad archi artisticamente disposti da persone del mestiere; fra queste primeggiavano i fratelli Milano.
Anche la chiesa, sia internamente che esternamente, veniva illuminata a giorno, e brillava sfarzosamente in un tripudio di luci e di colori. La ricorrenza festiva veniva chiusa - dopo la mezzanotte - da sparo di mortaretti e fuochi artificiali - eseguiti dalla ditta Maira & figli - e dal concerto bandistico, i cui componenti prendevano posto in un apposito palco eretto nelle vicinanze del sacro tempio,
Di tali celebrazioni nostalgiche, specie per gli anziani, fece un quadro folkloristico, magico e pittoresco, Fausto di Renda (pseudonimo del barone Agostino La Lomia), sul "Giornale di Sicilia". Riferì in particolare le splendide feste organizzate dal concittadino Rusariu Avenia, abitante vicino alla chiesa "san Domenico"
Pietro Candiano