Mons. Angelo Ficarra, dotto studioso di San Girolamo e polemista audace, che si scagliò contro la “materializzazione dell’idea religiosa”, avversando in particolare lo scadimento della religione a superstizione, l’ignoranza degli stessi credenti nella fede che pure si vantano di professare, etc… Per queste sue posizioni, espresse magistralmente nel libello “Le devozioni materiali”, attirò le ire delle gerarchie ecclesiastiche del tempo, fino alla destituzione dall’incarico di Vescovo di Patti per quello - puramente onorario - di Arcivescovo di Leontopoli, in Medio Oriente, antichissima Archidiocesi che da secoli che non aveva più bisogno della catechesi, essendo ormai posta “dalle parti degli infedeli”. Questo è anche il titolo di una delle ultime opere del grande Leonardo Sciascia, che vede Ficarra nelle vesti di protagonista.
In tal senso, è particolarmente illuminante un brano di questo libro, in cui Sciascia presenta lo strano caso del monsignor Ficarra collocandolo nel clima del periodo: “Nell'ottobre del '57, il settimanale L'Espresso agitò la questione delle "dimissioni di vescovi". Quello di Patti lo lesse sul giornale. Diceva il titolo dell'articolo: "tra i casi più recenti di vescovi rimossi d'autorità dalla Santa Sede, sono particolarmente significativi quelli di monsignor Roberto Ronca e di monsignor Angelo Ficarra. Alla Congregazione Concistoriale si era stati allarmati dal manoscritto che monsignor Ficarra, per deferenza, aveva mandato in visione. Sotto il titolo Religiosità in Sicilia il nuovo scritto del vescovo patrologo tratta e agita una materia esplosiva, sia documentando la vastità del fenomeno superstizioso nell'isola, sia affrontando i criteri e i metodi per estirparlo]”…
“Di monsignor Ficarra, a dire il vero, Sciascia ci ha fornito una presentazione piuttosto parziale,” - afferma Roberto Cipriani nella prefazione alle Devozioni Materiali – “che risulta molto legata al particolare punto di vista dell'autore de Le parrocchie di Regalpetra. Tuttavia non si può negare che almeno 1'essenziale sia stato colto: il vescovo di Patti non era come gli altri, giacchè vi era in lui un quid che lo diversificava al punto da costringere i suoi superiori a «dimissionarlo» in modo non rituale”.
Di tono non diverso le parole di un collaboratore dell’arcivescovo di Patti, don Giuseppe Alfano: “A lui si possono applicare le parole dell'Ecclesiastico: <>. L'arcivescovo Ficarra col suo atteggiamento soavemente austero, con la semplicità della sua parola evangelica, con quella unzione propria delle anime di Dio, col candore immacolato dei suoi costumi, anche oggi edifica, com-muove, santifica”.
La figura di Mons. Ficarra resta un perenne esempio di spiritualità autentica, perché non coinvolta nei meccanismi del potere, nella logica mondana e sociale di una Chiesa intesa spesso come sistema e non in quanto polo di trascendenza, secondo la natura propria di ogni credo religioso. Angelo Ficarra insegna ancora oggi a porre la dimensione spirituale su un livello più alto rispetto al semplice devozionismo e al dogmatismo, che in un certo senso allontanano da una religiosità profonda e dal vero messaggio cristiano, che è messaggio di tutt’altra sfera.