Menù
R. Livatino di D.Lodato

A. Saetta di D.Lodato

Il ruolo del giudice...di R. Livatino

Fede e diritto di R.Livatino

Lezione di civiltà giuridica di R. Livatino

Ricordo di Nino Saetta Giuseppe Brancato

Sentenza relativa all'omicidio del Giudice Saetta

Biografia del Giudice Antonino Saetta

Giovanni Tinebra ricorda Rosario Livatino


Pagina Iniziale
Giudici R. Livatino e A. Saetta


Sito Principale
CANICATTI'


Collegamenti:
Sommario storico di Canicattì

Accademia del Parnaso

A. Sciascia

Uomini illustri di Canicattì

Miti di Canicattì

Chiese di Canicattì

R.Livatino - A. Saetta

La festa e il culto di san Diego

Cartoline storiche

Foto Storiche 1

Foto Storiche 2

Foto di Canicattì 1

Foto di Canicattì 2

Foto di Canicattì 3

Foto di Canicattì 4

Il Teatro Sociale

Fra Bernardo Maria da Canicattì

Il Prof. V. Palumbo

Il Prof. G. Portalone

Il Barone A. La Lomia

Pirandello a Canicattì

Ten.Col. V. La Carrubba

Occupazione USA di Canicattì

Caduti della Grande Guerra

Decorati della Grande Guerra

Eroi nostri di A. Sardone

Uva Italia di Canicattì

Cartine Topografiche di Canicattì

Informazioni utili

Statuto del Comune di Canicattì
 

GIOVANNI TINEBRA RICORDA ROSARIO LIVATINO

"Il ricordo che ho di Rosario Livatino è dolcissimo. Ricordo come fosse ieri il giorno in cui arrivò alla procura di Caltanisetta come uditore giudiziario con funzioni; cioè in prima destinazione dopo aver vinto il concorso e aver superato il corso di formazione. Procura che frequentavo poiché prestavo servizio nel distretto come sostituto alla procura di Nicosia.

Quello che mi colpì subito, nel suo aspetto, fu l'estrema compostezza,la grande serietà. La serietà dello sguardo e, soprattutto, la modestia che lui professava a volte fino all'inverosimile. Ricordo che, insieme a un altro collega, impiegammo tre mesi per convincerlo a darci del tu. Rosario si ostinava a darci del lei. E noi giù, a parlargli che il magistrato si distingue solo per funzioni e che quindi dovevamo darci del tu, anche perché la nostra età non era molto dissimile dalla sua: eravamo giovanissimi magistrati. Questa è l'essenza del magistrato Livatino.

Non si tratta di un grande eroe della lotta alla mafia, non si tratta di un grande sterminatore di nemici dello Stato. Si tratta di un giovane magistrato, serio, attento, posato, riflessivo. Estremamente sensibile, estremamente attaccato al suo dovere. Si tratta di un magistrato modello, secondo me. Perché il magistrato modello è proprio questo. E' colui il quale professa la sua battaglia contro l'illegalità giorno dopo giorno, cimentandosi nelle imprese giudiziarie le più varie; confrontandosi con le più varie fattispecie di reati, sempre nell'unico grande scopo della riaffermazione della legalità. Questo era Rosario Livatino. Un magistrato che deve servire da modello a tutti i giovani magistrati, ma non solo.

Fu un giovane magistrato che immolò la sua vita anche alla sua modestia perché viaggiava solo. La sua morte non fu il vile attentato a un magistrato che viaggia protetto, nei confronti del quale vengono impiegati terribili strumenti di morte proprio per vincere le difese poste a sua protezione. Fu l'attentato a un magistrato che andava in ufficio da solo, con la sua piccola macchina. E che quindi era protetto unicamente dalla sua bontà, dalla sua imparzialità, dal modo in cui faceva il suo mestiere. Dalla sua limpidezza e dalla sua trasparenza. Fu molto facile dimenticare tutto ciò e sparargli, prima attraverso il vetro della macchina e poi, a sangue freddo dopo averlo inseguito per la scarpata, finirlo con il colpo di grazia.

E' una cosa che ci ha toccato, noi tutti magistrati, e ci tocca ancora oggi. Ci ha fatto vedere cosa può essere l'attaccamento al dovere. Ci ha fatto vedere come si possa arrivare all'estremo sacrificio al servizio di un ideale che è quello della giustizia. Quello che dovrebbe legare a sé tutti gli uomini, almeno quelli di buona volontà.

A volte il destino è bizzarro. Dopo tanti anni dalla sua morte ho avuto l'onere di assumere la responsabilità delle indagini nei confronti degli autori dell'assassinio di Rosario Livatino. Con molta serenità, ora posso dire che, alla fine, i miei colleghi e io abbiamo fatto il nostro dovere. Giustizia è stata veramente fatta: i tre processi nei confronti di nove, tra mandanti ed esecutori, dell'omicidio di Livatino sono stati, con sentenza passata in giudicato, tutti condannati all'ergastolo.

Quanto meno questo. Quanto meno la sua morte è servita anche per togliere di mezzo, mi auguro in maniera permanente e definitiva, nove malfattori dal contesto civile."

Giovanni Tinebra

Capo del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria

20 settembre 2003

Fonte www.giustizia.it


solfano@virgilio.it



















































































Pagina Principale CANICATTI'