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INTRODUZIONE AL "SOMMARIO STORICO E FOTOGRAFICO DI CANICATTI' - FATTI, LUOGHI E PERSONAGGI

di Diego Lodato


Al Sommario storico, inserito in questo volume, va aggiunto quello che adesso si sta per raccontare, di cui nessuno finora ha mai parlato, nonostante la gravità dell'accaduto, tanto da far affermare allo storico americano Stanley P. Hirshson: "For almost sixty years the episode has been hushed up", cioè per almeno sessant'anni l'episodio è stato sepolto nell'oblio. Ma di recente negli Stati Uniti si è aperto il caso, come dimostrano il convegno tenutosi il 15 aprile 1998 a New York all'Institute of C.U.N.Y. Graduate Center su An unreported atrocity at Canicattì, July 1943 e il libro appena uscito negli Stati Uniti dal titolo General Patton – A Soldier's Life (New York, 2002) di Stanley P. Hirshson.

In tale libro l'autore, che è un professore del Department of History del Queens College di New York, mette in rilievo che quel che avvenne a Canicattì fu il fatto peggiore della guerra in Sicilia da parte americana ("the worst of the incidents, the killing of civilians at Canicatti"). Nella nostra città le truppe del generale
Lucian K. Truscott, comandante della III Divisione di fanteria, entrarono alle 3 pomeridiane del 12 luglio ("Truscott's troops took at 3 P.M. on July 12").

La strage avvenne il 14 luglio 1943, alle ore diciotto, nella Saponeria Narbone-Garilli di Viale Carlo Alberto e ne fu autore il tenente colonnello che si era insediato al Comune di Canicattì come capo dell'AMGOT, cioè del Governo Militare Alleato per i Territori Occupati. Egli quel giorno si trovava al Municipio e c'erano con lui alcuni militari americani interpreti dell' Intelligence Services, tra i quali il padre di origine siciliana di un docente del Department of Humanities della New York University, il prof. Joseph S. Salemi, il quale, a distanza di tanti anni, è riuscito a raccogliere dalla bocca paterna la testimonianza, che è stata poi trascritta nella sua relazione, dal titolo An unreported atrocity at Canicattì, July 1943, in cui si fa una dettagliata narrazione dell'accaduto. Egli comincia così il suo racconto: "My father landed with the American Army's Third Division on the beach at Licata, on the southern coast of Sicily, on the morning of July 10, 1943. The exact time was 5:15 AM, which my father recorded on this small American flag, which he wore that day and for the rest of the Sicilian campaign", che tradotto vuol dire: "Mio padre sbarcò con la Terza Divisione dell'Esercito Americano nella spiaggia di Licata, nella costa meridionale della Sicilia, la mattina del 10 luglio 1943. L'ora esatta era quella delle 5, 15 del mattino, che mio padre segnò sulla sua piccola bandiera americana che egli portava quel giorno e continuò a portare per tutto il resto della guerra in Sicilia".

Al Municipio di Canicattì entrò quel pomeriggio un uomo "in a state of great indigna¬tion", in stato di grande indignazione, lamentandosi che gli stavano saccheggiando la Saponeria, e chiedeva "that the American occupying forces do something to stop it", voleva cioè che le forze americane di occupazione facessero qualcosa per fermare ciò. Il tenente colonnello ordinò allora a un giovane sottotenente di andare sul posto con un drappello di soldati della polizia militare. Ma poco dopo, quando essi erano già partiti, ci ripensò e volle andarci personalmente lui, facendosi accompagnare da alcuni interpreti del G-2, vale a dire dell'Intelligence Services. E il professore di New York sottolinea: "One of these was my father", uno di questi era mio padre. Quando essi arrivarono nella Saponeria, il padre del professore notò che l'edificio era stato danneggiato dai bombardamenti, sicché nel muro si era formata una breccia da cui si poteva facilmente entrare. Ed era effettivamente entrata parecchia gente, tra cui anche diversi curiosi. Ma tutti erano stati bloccati dalla polizia militare e si trovavano in stato di fermo, quando giunse il tenente colonnello. "In any case, between thirty and forty civilians – racconta il professore - had been arrested, and were in the custody of the squad of M.P.'s. Among them were many women and children". Erano, pertanto, da trenta a quaranta i civili arrestati e tenuti in custodia dalla polizia militare.

Ora il racconto si fa agghiacciante: "At this point, the AMGOT Colonel ordered the second lieutenant in charge of the squad of M.P.'s to shoot the civilians who had been arrested. The young second lieutenant froze, and did nothing. The Colonel repeated his order to the squad of M.P.'s, but they also took no action to carry out such an order. The Colonel then turned to the G 2 personnel who had accompanied him, and ordered each of them in turn to shoot the arrested civilians. All three men took no action. None of them was willing to murder civilians in cold blood". Vale a dire: "Il Colonnello dell'AMGOT ordinò al comandante della polizia militare di sparare sui civili che erano stati arrestati. Il giovane sottotenente rimase di ghiaccio e non fece niente. Il Colonnello ripetè il suo ordine ai soldati, ma anch'essi si rifiutarono di eseguire un simile ordine. Il Colonnello si rivolse ai militari interpreti che lo avevano accompagnato e ordinò a ciascuno di loro di sparare. Ma tutti e tre rimasero inerti. Nessuno di loro volle uccidere dei civili a sangue freddo". Considerato il grande valore della testimonianza è bene che continuiamo a riportare le testuali parole in inglese del professore: "Seeing that his order would not be obeyed by the American soldiers who were with him, the Colonel unholstered his service pistol (a 45 caliber Colt auto¬matic) and fired point blank, at a distance of about ten feet, into the packed crowd of helpless civilians. He emptied one magazine, and then reloaded, empty¬ing another, and then reloading again. The civilians tried to run, and some of them probably did escape, but the Colonel killed and wounded a great many of them". Ed ecco la versione: "Vedendo che il suo ordine non era obbedito dai soldati americani che erano con lui, il Colonnello sfoderò la sua pistola di servizio (una Colt automatica, calibro 45) e la puntò facendo fuoco, a una distanza di circa dieci piedi, sulla stretta massa di indifesi civili. Egli svuotò il primo caricatore, e poi ricaricò, ne svuotò un altro e quindi ricaricò di nuovo. I civili cercavano di scappare, e alcuni di essi probabilmente ci riuscirono, ma il Colonnello uccise e ferì un gran numero di essi".

Nello strazio generale una scena più straziante ancora sconvolse l'animo del padre del professore dell'Università di New York, il quale la riporta così: "My father remembers, in particular, that one child of about twelve or thir¬teen years of age received a .45 round directly in the stomach. The child did not die at once, but cried out in the Sicilian dialect several times, C'haiu na bodda ntu stummachu! C'haiu na bodda ntu stummachu! This means: "I have a bullet in the stomach! I have a bullet in the stomach!" He jumped and hopped for a little bit, but then lay down and died", cioè mio padre ricorda, in particolare, che un bambino di circa dodici o tredici anni ricevette un colpo di rivoltella direttamente nello stomaco. Il bambino non morì subito, ma si mise a gridare in dialetto siciliano che aveva una pallottola nello stomaco, cercò di alzarsi, ma poi cadde giù e morì. Dalle ricerche fatte risulta che una scolaretta di undici anni venne ricoverata il 14 luglio 1943 all'Ospedale Civile di Canicattì, dove morì il 20 successivo. Negli atti del Municipio è registrata tra i morti ammazzati. Sorge il dubbio che possa essere stata questa bambina la vittima più piccola e più innocente di quell'eccidio. Anche degli altri morti si conosce il nome: le vittime accertate sono finora otto.

Naturalmente il tenente colonnello stese una relazione completamente alterata dei fatti per evitare di finire davanti alla Corte marziale. Scrisse di avere sparato a dei saccheggiatori in fuga, i quali al suo ordine non avevano voluto fermarsi, e di averne uccisi sei e feriti altri. Di tale tenente colonnello si conosce il nome, ma vale anche per me quello che dichiara, nel suo libro sul Generale Patton, Stanley P. Hirshson: "I am most grateful to Professor Joseph Salemi of New York University and Brooklyn College for telling me of the incident. Professor Salemi's father, an army corporal serving as an interpreter, was one of from fifteen to eighteen American soldiers who saw the incident, which has haunted him ever since. In deference to Professor Salemi and his father, who do not wish to hurt the lieutenant colonel's family, I have not revealed the officer's name". Nella nostra lingua vuol dire: "Sono molto grato al prof. Joseph Salemi della Università di New York e del Brooklyn College per avermi parlato del grave fatto. Il padre del prof. Salemi, un caporale in servizio nell'esercito come interprete, fu uno tra i quindici e i diciotto soldati americani che assistettero alla strage, che lo ha segnato per tutta la vita. Per rispetto del prof. Salemi e di suo padre, che non vogliono arrecare danno alla famiglia del tenente colonnello, io non ho rivelato il nome dell'ufficiale". Anch'io devo molto al prof. Joseph Salemi per tutta la documentazione che mi ha mandato e lo ringrazio tantissimo.

Due giorni prima, il 12 luglio 1943, proprio quando gli americani erano a tre chilometri da Canicattì con i carri armati comandati dal capitano Perkins, era avvenuta un'altra strage per opera dei tedeschi, che battevano in ritirata e stavano abbandonando Canicattì. Un gruppo di canicattinesi che si trovavano davanti al ricovero di Via Cap. Ippolito, quello ubicato poco più sotto dell'attuale Odeon, si erano messi a manifestare, al passaggio dei tedeschi, la loro gioia per l'imminente arrivo degli americani; ma contro di loro aprirono il fuoco i germanici, uccidendone almeno sei, di quelli accertati, di cui si conoscono i nomi. A questa strage del ricovero fatta dai tedeschi accenna il capitano Perkins nel suo libro North African Odyssey, Portland, Oregon, 1995 quando scrive: "Indeed we learned later that when a hunch of civilians in Canicattì had cheered upon hearing the Americans were coming, they were gunned down by the Germans" ("Invero noi abbiamo appreso più tardi che quando un gruppo di civili a Canicattì si erano messi ad esultare nel sentire che gli americani stavano arrivando, essi furono raggiunti dal fuoco tedesco". Ma della strage della Saponeria il capitano Norris H. Perkins non venne a sapere proprio niente, come ha confessato in una lettera inviata al prof. Joseph Salemi.

Per quanto accaduto nella Saponeria Narbone-Garilli va a onore dei militari americani essersi rifiutati di obbedire a un ordine tanto iniquo del tenente colonnello, affrontando anche i rischi che ne potevano derivare. Chi si è macchiato di un crimine così orrendo è morto da diverso tempo. E' ancora vivo, invece, il padre del prof. Joseph Salemi, che è stato testimone oculare della strage e ne è rimasto inorridito. Sugli eventi bellici dell'ultima guerra si è scritto tanto da parte di storici italiani e stranieri, i quali spesso si sono soffermati su particolari e dettagli insignificanti. Nessuno mai ha parlato di quanto accaduto a Canicattì. A rompere il silenzio sono stati il prof Joseph S. Salemi e il prof. Stanley P. Hirshson con il suo recentissimo libro General Patton – A Soldier's Life.

Diego Lodato



Diego Lodato


Diego Lodato, laureato in Lettere Classiche e docente, è autore delle seguenti pubblicazioni:

L'Età Antica - Dalla preistoria alla caduta dell'Impero Romano d'Occidente, Caltanissetta 1981;
Il medioevo - Dalla caduta dell'Impero Romano d'Occidente alla scoperta dell'America, Caltanissetta 1982;
La Città di Canicattì - Storia, Ambiente, Arte, Uomini Illustri, Folklore, Papiro Editrice, Enna, 1987 (con Antonio La Vecchia);
Itinerario Storico di Canicattì, Edizione a cura dei Salesiani di Rovitelli, Canicattì 1992;
La Secolare Accademia del Parnaso Canicattinese - Canicattì, gli Arcadi, il Barone, Edizioni Arti Grafiche Avanzato, Canicattì 1998;
Sommario Storico e Fotografico di Canicattì - Fatti, luoghi e personaggi, Edizione a cura del Kiwanis Club di Canicattì, Canicattì 2003;
La Festa e il Culto di San Diego, Protettore di Canicattì, in Appunti di viaggio - Folklore, Storia e Religiosità in Sicilia, Edizione a cura della FIDAPA, Siracusa 205;
La devozione e la chiesa di San Diego a Canicattì, in D. Fausto Curto D'Andrea, San Diego de Alcalà - Vita del Santo, Caltanissetta 1993;
I Giudici Antonino Saetta e Rosario Livatino, in Canicattì ricorda i Giudici, Edizione a cura del Comune, Canicattì 2006;
Canicattì nelle sue antiche vicende storiche, tra miti, tradizioni e leggende, in Territorio, Religiosità, Tradizioni popolari nell'area di Canicattì, Edizione a cura del Kiwanis International Club, Canicattì 2000;
La Secolare Accademia del Parnaso, in I Luoghi della Memoria, Canicattì 2005; Canicattì tra mitologia e archeologia, in Sotto & Sopra - Guida ai siti speleologici e monumentali della Provincia di Agrigento, Vol. II, a cura della Provincia Regionale di Agrigento, Agrigento 2005;
Agostino Fausto La Lomia, barone di Renda e Carbuscia, ultimo degli Arcadi e dei Gattopardi, in La Torre, a. XXVIII n. 18, 4 ottobre 1981;
Uomini e cose nella Canicattì del Cinquecento, in La Torre, a. XXXVI n. 13, 8 luglio 1990;
Emblema negletto = Comune derelitto, in La Torre, a. XXVIII n. 14, 26 luglio 1981; Storia semiseria di un paese di cuccagna, in La Torre, a. XXVIII n. 16, 6 settembre 1981;
L'ottava meraviglia del mondo, in La Torre, a. XXVIII n. 17, 20 settembre 1981; Un grande canicattinese ammirato da Garibaldi: Mons. Benedetto La Vecchia, Arcivescovo di Siracusa, in La Torre, a. XXIX n. 13, 11 luglio 1982;
Dinamismo canicattinese nei primi anni del Novecento, in La Torre, a. XXXIX n. 15, 8 agosto 1993
Vito Soldano tra storia e leggenda, in La Torre, a. XL n. 19, 4 dicembre 1994; Canicattì tra commissari prefettizi e podestà, in La Torre, a. XLII n. 6, 21 aprile 1996;
L'occupazione americana di Canicattì in un recente libro di Norris H. Perkins, in La Torre, a. XLIII n. 2, febbraio 1997;
L'amministrazione della giustizia nella Canicattì baronale, in La Torre, a. XLIII n. 4, aprile 1997;
Cento anni fa il progetto di Ernesto Basile per il Teatro Sociale di Canicattì, in Canicattì Nuova, a. XXVI nn. 11-12, 11-25 luglio 1999;
Luigi Pirandello a Canicattì, in Canicattì Nuova, a. XXVIII n. 3, 18 febbraio 2001; I tragici fatti del 12 e 14 luglio 1943 a Canicattì, in Canicattì Nuova, a.XXX nn. 14-15, 14 - 28 settembre 2003;
Il Castello di Canicattì e la celebre Armeria, in La Comarca, a. I n. 2, Naro, novembre 2008;
Il Dott. Antonino Sciascia, scopritore della fototerapia e precursore delle scienze radiologiche, in Canicattì Nuova, a. XXV nn. 19-20, 6-20 dicembre 1998;
Fra Bernardo Maria da Canicattì, missionario, poliglotta e glottologo di fama mondiale, in Canicattì Nuova, a. XXVIII n. 6, 15 aprile 2001;
Mons. Carmelo Moncada, dotto e santo arciprete, grande amico del popolo e benefattore dei poveri, in Unitré, Canicattì, 8 giugno 2008;
L'ampio quartiere canicattinese d'Oltreponte, in Unitré, Canicattì, 30 maggio 2010.
Numerosi altri articoli, saggi, monografie, biografie, recensioni e relazioni si trovano nei periodici La Torre, Canicattì nuova, Unitré, La Comarca e altrove, come nei siti http://www.solfano.it , http://www.canicatti-centrodoc.it , http://www.canicattimia.it .
Ci vorrebbero altre pagine per elencarli tutti.


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