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Anche oggi le vergini di Enna si recano al Santuario della Madonna di Valverde per implorare grazie dalla Madre di Dio.

Chi mi parlò per la prima volta dell'Ascosso di Centuripe, fu Santo Mazzarino professore ordinario di Storia antica dell'Ateneo di Catania. L'Ascosso, studiato ed illustrato dal Whatmough, è di grande valore, in particolare per l'iscrizione in lingua sicula che rappresenta uno dei rari testi pervenuti sino ai nostri tempi. Come è noto, sotto la pressione dei Greci, che fondarono le prime colonie sulla costa sud orientale della Sicilia, i Siculi arretrarono, ed Enna situata al centro dell'Isola, diventò una delle ultime zone abitata dal popolo sottomesso.
Per quanto poco si sappia di quel lontano periodo, è assodato che presso i Siculi a Enna fiorentissimo era il culto di Cerere (la Demetra d'Enna).
Al culto Ennese si riconnette il mitico ratto di Proserpina, che in Grecia diventa Persefone la Vergine Rapita. Mentre attraversava un campo fiorito di papaveri. Ancora oggi ad Enna, comunissimo e ripetuto dal popolo il grido di "Cori Cori", come invocazione nei momenti di grande sconforto e di perplessità.
Ben poco, è pervenuto sino a noi del culto. La snella rocca di Cerere, che invitante si staglia all'orizzonte era meta di pellegrinaggio e dei paesi vicini, salivano i seguaci, mentre l'accesso ai sacri riti, era riservato pare alle sole donne, che conoscevano particolari su di essi, oggi ignorati.
Diodoro Siculo, parla di tavolette Fittili, sulle quali venivano scritti i desideri e le grazie richieste, tavolette che dai fedeli erano gettate nel lago vulcanico di Pergusa, dove la mitologia dice essere avvenuto il ratto.
Dalla parte opposta della mitica rocca, dove in antico sorgeva il tempio della Dea, esiste al presente un rione della Città, detto di S. Pietro "a lu fuddaturi" da "Fullonia", lavare (purgare i panni) nella valle di Valverde.
Per tradizione a Enna; si dice che la luce della Cristianità fu diffusa dal Divino Pancrazio Vescovo e martire.
Narra il popolo, che Pancrazio trovò il culto di Cerere che assorbiva vittime umane nei riti propiziatori.
Ancora oggi la leggenda: Chi porta un figlio e lo sacrifica, trova un tesoro.
L'assertore della nuova religione, ebbe modo di cominciare il suo apostolato di fede, operando presso gli addetti alla concia delle pelli.
Al presente, infatti, nella zona lu "fuddaturi" esistono grotte e vasche dove in salamoia e con le foglie della pianta di sommacco (Ruhs Coriaria) venivano conciate in larga scala le pelli di cui l'agro Ennese è ricco ancor oggi, per la fiorente industria armentizia.
Pancrazio, con opera tenace di vera carità cristiana, predicò l'amore per il prossimo, ottenendo che le vergini invece di essere sacrificate alla Dea per averne l'acqua: fossero affettuosamente assistite ed amate, sotto l'egida della Madre di Dio Maria Santissima, la quale avrebbe operato il prodigio della benefica pioggia indispensabile alle culture cerealicole.
Nei secoli successivi, il popolo a ricordo e grato alla Madre di Dio, edificò sopra le grotte di lu "fuddaturi", un Santuario che dedicò alla Madonna di Valverde, arricchito pochi anni addietro, da una balaustra regalo della Società Ennese Napoleone Colaianni di Filadelfia, fatto per tramite del Sig. Angelo di Maggio.
Ogni anno, per l'ultima domenica di agosto, la Congregazione dei fratelli di Valverde solenizza con una grande festa la Madonna di "Beddivirdi".
Mistico ed affettuoso il soffio di carità cristiana, predicato e voluto dal Divino Pancrazio.
Le donne di Enna, in onore alla Santa Vergine, protettrice della città, invitano per voto un numero vario di verginellealle quali offrono amore e ospitalitàper due giorni. La tradizione sussiste; le vergini il sabato digiunano sino al mezzogiorno e accompagnate da chi ha fatto il voto, vanno ad onorare la Madre di Dio nel suggestivo Santuario, le grandicelle fanno la Santa Comunione e la tavola ospitale della promotrice le accoglie tutte con amore e devozione.
La domenica dopo aver seguito la Processione del Simulacro, che si snoda ordinata per le vie cittadine, ogni vergine riveverà un regalo ed un caretteristico "panuzzu mpaparinatu" (pane decorato), com seme di papavero, ultimo eco del mito Core, simbolo del frutto della terra, che nel succedersi delle stagioni racchiude il mistero della riproduzione.

Barone Agostino La Lomia - da il "Progresso Italo-americano del 26 ottobre 1953









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