IL CAPITANO GIOVANNI IPPOLITO EROE DELLA GRANDE GUERRA
Nato a Canicattì il 7 maggio 1881. - Giovane d'ingegno eletto e di ineguagliabili virtù aveva fatto i suoi primi studi a Canicattì. Si diplomò più tardi Perito Minerario col massimo dei voti e lanciato ancor giovane nel mondo seppe guadagnarsi la stima e l'affetto dei dipendenti e dei superiori. Fu direttore delle miniere Ficuzza e Serradimendola. La dichiarazione di guerra all'Austria lo trovò pronto colla sua compagnia del 148 Fanteria al confine. Con lo slancio che caratterizza il Siciliano, alla testa dei soldati che lo adoravano, inseguì il nemico oltre l'Isonzo e, dal ponte di Sagrado, oltre Sdraussina. Superata la resistenza opposta in quest'ultima località dalle truppe dell'Imperatore d'Austria, procedette fino al Bosco Cappuccio.
Nell'offensiva dell'ottobre-novembre 1915 prese parte ai cruenti combattimenti della Selletta, di S. Martino del Carso, nella trincea del Groviglio e sulle pendici del Monte S. Michele. Ridotto fortemente per le gravi perdite subite il Reggimento fu passato coi superstiti in seconda linea. Un altro reggimento il 141 Fanteria veniva lanciato nella mischia. Mancava un capitano a cui affidare un battaglione che non aveva capo. Fu scelto l'Ippolito che col nuovo Reggimento ritornò sulle linee a lui molto note.
Nel maggio del 1916, il nemico aveva ottenuto contro i nostri qualche successo sul Monte Moschiagh. Erano rimasti nelle mani degli austriaci anche molti cannoni. Al capitano Ippolito fu dato l'arduo compito di riguadagnare le posizioni importantissime e le bocche da fuoco perdute. Egli con una compagnia di prodi accettò l'incarico e pur sfidando ad ogni istante la morte, riuscì alfine a raggiungere l'obbiettivo. In tale azione condotta con valore e con sprezzo assoluto della vita e durata quattro lunghi giorni, fu concessa, motu proprio, al capitano Ippolito una medaglia d'argento al valore con la seguente motivazione:
"Comandante di un settore, nella riconquista di una posizione tenacemente contrastata dal nemico diede prova costante d'intelligente fattivo e spiccato senso del dovere. Sprezzante de pericolo, fu d'incitamento agli inferiori perché compissero tutti il loro dovere. Alla testa di un gruppo di animosi ripetutamente coadiuvò, sotto il fuoco preciso dell'avversario, al recupero di nostri cannoni, già da questo precedentemente catturati. Monte Moschiagh 25-26-28 maggio 1916".
Pochi giorni dopo, in altro punto, con una resistenza tenace ed energica, colla sua compagnia, mentre altri reparti erano costretti a ripiegare, conseguì brillanti risultati. Il suo contegno veramente eroico, fu notato ed apprezzato dai suoi superiori che lo proposero per una seconda medaglia d'argento al valor militare con la seguente lusinghiera motivazione:
"Attaccato di fronte e di fianco da forze superiori nemiche, seppe, con la sua compagnia, resistere energicamente agli attacchi nemici mentre altri reparti erano costretti a ritirarsi. Contribuì efficacemente con le continue, precise in formazioni inviate al comando a far ottenere un brillante vittorioso successo. Magnaboschi 3-6 giugno 1916 ".
La sua sete di gloria e di ardimento non era ancora soddisfatta, egli diceva di aver fatto ben poco per la sua Patria che adorava. Tornato ancora una volta sul Carso, guidò con competenza e con entusiasmo il suo reparto di vittoria in vittoria finché, raggiunta la cima del Monte San Michele, dava alla Patria la sua balda giovinezza il 6 agosto 1916.
Ancora una volta il suo eroismo sublime doveva avere un premio. Il Comando di Reggimento, per questo Eroe veramente leggendario fece la proposta di medaglia d'oro al valore. Più tardi, però, la Dispensa 25 del Bollettino ufficiale recava la concessione di una terza medaglia d'argento al valor militare con la seguente motivazione:
"Costante esempio di valore, perizia e sprezzo di pericolo infondeva slancio alla sua compagnia, che guidava arditamente al difficile attacco di una forte e ben munita posizione nemica che riusciva a conquistare, catturando una mitragliatrice e numerosi prigionieri. Assunto interinalmente il comando di battaglione, con calma ammirevole ed esempio, lo manteneva saldo sulla posizione raggiunta, finché, colpito da granata nemica, cadeva gloriosamente sul campo. Monte San Michele 5-6 agosto 1916".
Il suo corpo raccolto con religiosa cura fu seppellito a Sdraussina e (come ebbe, a scrivere il Tenente F. Misiani alla famiglia) sulla sua tomba fu eretto un segno che lo ricordasse alla riconoscenza dei futuri, a cui sarà, com'è stato per noi, "esempio di virtù civili e militari... ". Finita la guerra, le sue gloriose ceneri furono esumate e con tutti gli onori di cui eran degne furori portate a Canicattì. Le onoranze tributate al capitano Ippolito, simbolo purissimo del più sentito patriottismo, sono state grandiose ed indimenticabili.
Angelo Sardone, EROI NOSTRI
La medaglia d'argento Tenente Adolfo Zamboni nel suo libro "Fasti della Brigata Catanzaro - Il 141° Reggimento di Fanteria - sulla Grande Guerra"
a pagina 18, così ricorda il Capitano Ippolito:
Onorificenze del Cap. Giovanni Ippolito
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